Aquí el Duque haciéndose el muy indolente, y luego cayendo (callendo) por la Condesa que ama a otro..., moraleja: no hay que presumir de seductor ni andarse arrastrando..., de ser posible...
Questa o quella per me pari sono
a quant'altre d'intorno, d'intorno mi vedo;
del mio core l'impero non cedo
meglio ad una che ad altra beltà.
La costoro avvenenza è qual dono
di che il fato ne infiora la vita;
s'oggi questa mi torna gradita,
forse un'altra, forse un'altra doman lo sarà,
un'altra, forse un'altra doman lo sarà.
La costanza, tiranna del core,
detestiamo qual morbo, qual morbo crudele;
sol chi vuole si serbe fidele;
non v'ha amor, se non v'è libertà.
De' mariti il geloso furore,
degli amanti le smanie derido;
anco d'Argo i cent'occhi disfido
se mi punge, se mi punge una qualche beltà,
se mi punge una qualche beltà.
Scena II
Detti, il Conte di Ceprano che segue da lungi
la sua sposa servita da altro Cavaliere.
Dame e Signori entrano da varie parti.
DUCA:
(alla Contessa di Ceprano movendo
ad incontrarla con molta galanteria)
Partite?... crudele!...
CONTESSA DI CEPRANO:
Seguire lo sposo
m'è forza a Ceprano.
DUCA:
Ma dee luminoso
in Corte tal astro qual sole brillare.
Per voi qui ciascuno dovrà palpitare.
Per voi già possente la fiamma d'amore
(con enfasi baciandole la mano)
inebria, conquide, distrugge il mio core.
CONTESSA DI CEPRANO:
Calmatevi...
DUCA:
La fiamma d'amore
inebria, conquide, distrugge il mio core.
CONTESSA DI CEPRANO:
Calmatevi, calmatevi...
DUCA:
Per voi già possente la fiamma d'amore
inebria, conquide,
(dà il braccio alla Contessa ed esce con lei)
distrugge il mio core.
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